Corte di Giustizia UE, sez. VI, del 19 dicembre 2023, causa C‑109/22

Obbligo di chiudere le discariche che non hanno avuto le necessarie autorizzazioni e penalità in caso di inadempimento

Con la sentenza in commento, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato la Romania per non aver adottato le misure che la sentenza del 18 ottobre 2018, Commissione/Romania (C‑301/17; in seguito: la «sentenza Commissione/Romania»), ha ritenuto necessarie, con riferimento alla chiusura di 47 delle 68 discariche considerate fuori norma dalla sentenza stessa, venendo dunque meno agli obblighi su di essa incombenti in forza dell’articolo 260, paragrafo 1, TFUE.

Con la sentenza Commissione/Romania, la CGUE ha dichiarato che la Romania, non essendosi conformata, per quanto riguarda le 68 discariche di rifiuti oggetto del ricorso della Commissione, all’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per far chiudere al più presto, a norma dell’articolo 7, lettera g), e dell’articolo 13 della direttiva 1999/31, i siti che non avevano ottenuto l’autorizzazione a continuare a funzionare, a norma dell’articolo 8 di tale direttiva, non ha ottemperato agli obblighi su di essa incombenti in forza dell’articolo 14, lettera b), della Direttiva 1999/31, in combinato disposto con l’articolo 13 della stessa.

Pertanto, con la sentenza in commento, la CGUE ha ritenuto che la condanna della Romania al pagamento di una penalità, costituisce un mezzo finanziario appropriato al fine di indurre tale Stato membro ad adottare le misure necessarie per porre fine all’inadempimento contestato e per garantire la completa esecuzione della sentenza Commissione/Romania.

Nel fissare l’importo della penalità, la Corte ha utilizzato i criteri per garantire la natura coercitiva di quest’ultima, quali, in linea di principio, la gravità dell’infrazione, la durata della stessa e la capacità finanziaria dello Stato membro in questione, condannando la Romania a pagare alla Commissione Europea una penalità di euro 600 per ogni discarica e per ogni giorno di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza, a decorrere dalla data della pronuncia della sentenza e fino alla completa esecuzione della stessa.

Oltre la condanna al pagamento di una penale, la Corte ha altresì adottato una misura dissuasiva, che consiste nella condanna al versamento di una somma forfettaria, pari ad euro 1.500.000 €, stante il pericolo per l’ambiente e per la salute umana e considerata la necessità di evitare, in maniera effettiva, la ripetizione futura di infrazioni analoghe al diritto dell’Unione europea.